M-PESA, quando l’innovazione nel fintech arriva dall’Africa

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M-PESA, il servizio di money-transfer via cellulare nato in Kenya che, con i suoi 30 milioni di utenti, ha rivoluzionato il modo di utilizzare il denaro.

La settimana scorsa sono stato in Kenya per un workshop organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi in collaborazione con Sugarpulp, con l’Università di Nairobi e con Chronicae – Festival Internazionale del Romanzo Storico.

E così ho scoperto una Paese che, pur con tutte le contraddizioni tipiche del continente africano, vive l’innovazione in maniera molto diretta e concreta.

M-Pesa, sistema di money transfer via cellulare, è l’esempio classico di come l’innovazione e la tecnologia siano strumenti che cambiano le abitudini quotidiane e la vita delle persone.

M-Pesa di base è un servizio di money transfer tra utenti di telefonia cellulare di proprietà di Safaricom (società affiliata di Vodafone). Grazie ad M-Pesa è possibile trasferire denaro in maniera semplice e sicura da un telefono all’altro. Stiamo parlando di un servizio che in Kenya è attivo già da 10 anni e che si sta diffondendo in molti altri paesi africani.

Un po’ di numeri

Oggi M-Pesa è attivo in 10 Paesi (Albania, Egitto, Ghana, India, Kenya, Lesotho, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania), ha quasi 30 milioni di utenti e si sta trasformando sempre più in un vero e proprio sistema di home-banking.

Come si può leggere su Business Daily Africa i ricavi di M-Pesa sono cresciuti del 16,2% fino ad arrivare a 30.05 miliardi di scellini keniani nel primo semestre del 2017 (circa 250 milioni di euro), tanto che oggi rappresentano il vero motore della crescita per Safaricom.

Soltanto a dicembre 2016 M-Pesa ha registrato operazioni per più di 600 milioni di euro.

La rivoluzione della semplicità

Mentre in Italia si discute ancora di attività commerciali che non ti permettono di pagare con il bancomat o con la carta di credito, di commissioni, di code in posta per le bollette, di controllo del cash e blablablabla, in Kenya tutti utilizzano M-Pesa per pagare qualsiasi cosa, dal caffè al taxi. Anzi, il taxi no perché ormai a Nairobi usano tutti Uber, molto più sicuro ed economico dei taxi tradizionali.

Con M-Pesa si pagano gli stipendi, le bollette, le spese mediche, si possono fare compere al mercato… in una parola: tutto.

E stiamo parlando di un servizio attivo in Africa da 10 anni, quando noi in Italia andiamo via di testa e parliamo di innovazione pazzesca perché quest’anno è sbarcato Apple Pay… sistema che al di là del fuffa-marketing imperante ha ancora numeri di diffusione praticamente ridicoli.

All’inizio M-Pesa era utilizzato principalmente per inviare denaro ai parenti nei villaggi periferici, oggi invece è un sistema liquido e capillare per utilizzare quotidianamente il denaro.

Bisogna innanzitutto rendersi conto che in Africa l’era dei computer, desktop o laptop, è stata saltata a piè pari da una generazione che si è ritrovata con lo smartphone in mano.

In Africa, molto più che da noi, lo smartphone è oggi uno strumento fondamentale per la vita quotidiana delle persone, e non solo nelle grande città. Questa situazione, comune a molte altre zone del mondo, ha fatto sì che in questi anni tanti paesi emergenti, Kenya in primis, diventassero dei laboratori di innovazione.

Curiosità e link utili

Il nome di M-Pesa è il prodotto della fusione tra la parola “mobile” e quella “pesa”, che in swahili significa denaro.

Sviluppato inizialmente da Sagentia, il progetto è stato sponsorizzato negli anni 2003–2007 dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale (DFID) in Regno Unito.

Trovate maggiori info e dettagli su Wikipedia (in inglese), ma anche in questo interessante ed approfondito articolo pubblicato su EconomyUp.it.

 

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